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Italia

Ciao, mi chiamo Roberta. Vorrei solo dire che la prima volta che mi recai  con la mia famiglia (i mei genitori, mia nonna e mio fratello, Fabrizio) a San Giovanni Rotondo era nel 1998. Nessuno di noi conosceva Padre Pio e soprattutto i suoi carismi, ma io e mia mamma abbiamo sentito fortemente un profumo, che pareva come di rose, molto intenso...Eravamo nei pressi della cella del Padre ed io e mia mamma stavamo scendendo le scale. Davanti a noi c'era una mamma con un bambino e pensavamo che quel profumo appartenesse alla signora.....poco prima di questo accaduto, avevamo poi scattato delle fotografie alla cella del Santo. Soltanto una volta tornati a casa, quando abbiamo incontrato la nostra comare, lei ci ha detto che quel profumo è proprio il carisma di Padre Pio, che così intende manifestarsi... Pensate poi che stupore quando, fatte sviluppare le fotografie relative alla cella del Santo, abbiamo notato che su una fotografia si formava come un fascio di luce alquanto "strano", tanto che a guardarlo con più attenzione...si delineava proprio l'immagine speculare della Madonna delle Grazie ed a sinistra un fascio di luce da cui ben si comprendeva delinearsi l'immagine della testa del Santo Padre Pio con le sue mani giunte, intente a pregare la madre di Dio....proprio come un invito. Custodisco questa fotografia molto gelosamente....Da allora, sono stata testimone, insieme a mio marito e ad altre persone, nel mese di agosto del 2005, ad un'altra diffusione di profumo, che tutti, indistintamente, abbiamo sentito, mentre in quel preciso momento noi ci trovavamo in una spiaggia del Salento (per cui lontano da qualsiasi possibile fonte di profumo di fiori!) ed eravamo tutti intenti a parlare ed a scambiarci molte testimonianze spirituali... Abbiamo ringraziato il Santo per questo effluvio di Grazia....ancora recentemente ho sognato Padre Pio, durante un periodo molto difficile della salute di mia mamma, la quale è cardiopatica. Una notte, durante la veglia, ho sognato il Padre, nello stesso modo in cui il 24 aprile 2008 è stato posto alla venerazione dei pellegrini.....era come addormentato ed egli, pur così sdraiato, mi ha parlato e mi ha dato delle consegne importantissime, tra cui "che mia madre avrebbe dovuto cambiare il cardiologo e di pregare moltissimo il Padre Nostro". Ho visto poi la funzione della venerazione del Santo alla televisione il 24 aprile scorso e, così, mi sono ricordata del sogno antecedente. Grazie Padre Pio. Lode, onore e gloria a Dio Padre, al Figlio, allo Spirito Santo, a Maria Santissima, alla schiera celeste e ai Santi, in particolare a S. Pio. Amen

Messaggio del 10/05/2008

 

 

Tempo fa sono andata da S. Padre Pio con la comitiva parrocchiale. La mattina siamo partiti alle tre ed ero stanca quindi speravo di dormire un po' in autobus. Non fu possibile perchè una signora iniziò a raccontare le volte che era stata da Padre Pio ecc...; mi sono infastidita e ho pensato "Che noia questa qui, perchè non dorme un pò, invece di annoiarci?".( Sono stata antipatica lo so, l'unica scusante credo fosse il sonno). Non ho fatto in tempo a formulare il pensiero che mi sono vista Padre Pio davanti con la toga che mi ha detto " Statte' zitta è ascolta". Ho avuto paura, anche se non era la prima volta che vedevo simili cose, mi sono svegliata davvero e cosa più bella ho ascoltato la signora che aveva davvero una bella storia da raccontare. Mi sono vergognata amaramente di me stessa. Lode, onore e gloria a Dio Padre, al Figlio, allo Spirito Santo, a Maria Santissima, alla schiera celeste e ai Santi, in particolare a S. Pio. Amen.

Enza 

Messaggio del 10/02/2006

 

Ciao, mi chiamo Paola. Vorrei solo dire che quando ho fatto un viaggio a San Giovanni Rotondo ho sentito il profumo. Penso che fosse profumo di rose. La prima volta vicino alla tomba, pensavo che qualche signora avesse esagerato con il profumo, più tardi sono andata a recitare i vespri e li il profumo era più intenso, inequivocabile. Mi sono guardata in giro per vedere il volto delle persone e per vedere se lo sentivano anche loro, ma non ho capito niente.

Paola

Messaggio del 5/3/2005

 

Mi recai a San Giovanni Rotondo accompagnato da un collega. In realtà ci andavo in quanto un mio collega, che mi aveva dato un passaggio in auto, ci sarebbe passato. Entrando nel Convento mi ritrovai nella sala antistante la sala delle confessioni, vicino al banco delle offerte. In quel punto avvertii un forte profumo di fiori. Chiesi al mio amico se anche lui sentisse lo stesso profumo ma mi rispose di no. Osservai che nei dintorni non vi erano fiori. Saliti al primo piano, seguendo il percorso guidato che porta alla Cella di Padre Pio, fui investito dello stesso profumo di fiori proprio di fronte alla Cella del Santo. In presenza di quel forte effluvio chiesi al mio amico se anche lui sentisse quel profumo, visto che ora si poteva avvertire in modo ancora più forte. Ma anche in quel caso il mio collega mi riferì di non percepire niente.

Daniele

Estate 1999

 

Mi chiamo Mariana, abito a Perugia ed ho un bambino di 8 anni di nome Francesco. Siamo stati miracolati da Padre Pio il 16-01-2005. Avevo fatto un sogno indimenticabile e sconvolgente circa 5, 6 mesi prima: “ero in sala operatoria con il chirurgo che mi disse che ero alla fine della mia vita. All’improvviso si è aperto un tunnel di luce azzurro ed ho visto  Padre Pio avvicinarsi con le mani verso di me. Io ho preso le sue mani ed ho chiesto la grazia per me e per mio figlio di vivere ancora. Lui mi ha sorriso e mi ha detto di si con certezza. L’ho ringraziato ed ho baciato le sue sante mani.” Seguì un incidente con la slitta sulla neve, io e mio figlio abbiamo preso una lastra di ghiaccio e ci siamo intrappolati in una rete metallica con il filo spinato che è andato a finire nei miei capelli. La mia gamba sinistra ha salvato mio figlio ed io mi sono procurata una grave fattura articolare scomposta che è guarita prima dei tempi ricevendo i complimenti dai medici.

 Grazie infinite a Padre Pio                                                          Mariana

2006

Grazie Padre Pio! Grazie alla tua potente intercessione sono stata guarita da una brutta malattia. Un anno prima della mia guarigione gli chiesi "la luce" e cioè un segno dal Cielo per la mia futura guarigione. Una notte sognai Padre Pio che mi indicava con il dito una luce speciale : era Gesù che mi sorrideva e mi chinava il capo come per dirmi "Si, guarirai!".

Ora sono perfettamente sana.

 2006                                                                                                                 Raffaella

Qualche anno fa mia nonna aveva un tumore sopra il labbro. Io non ero a conoscenza che fosse un tumore pensavo ad una ciste strana. Lei ne pativa particolarmente perché aveva ribrezzo e vergogna a baciare i parenti con quel ”coso” sopra il labbro.

Allora il giorno prima di andare a farsi visitare pregai Padre Pio e gli dissi dato che è una sciocchezza togli quella ciste che lei ci patisce tanto.

Il giorno dopo mia nonna era tutta contenta disse di aver sognato padre Pio in mezzo ad un cerchio pieno di persone che girava. Dopo essersi svegliata, si lavò la faccia e vide che il “porro” non c’era più e che al suo posto erano comparse delle crosticine. Le tolse mentre si lavava e con gran stupore vide che sotto di esse c’era pelle nuova.

Non c’era più sangue e acqua ma bensì pelle nuova.

Dopo scoprii che si trattava di un tumore e che anche lei pregò diverse volte la statua di Padre Pio quando si trovava in ospedale e che avrebbe dovuto sostenere 30 giorni di terapia e che la cosa probabilmente non si sarebbe risolta lì.

Quando andò dal dottore vide che in effetti stava guarendo realmente e sbalordito le disse di ripresentarsi il giorno in cui doveva iniziare la terapia.

Fatto sta che il giorno in cui doveva iniziare la terapia la visionarono 8 medici e tutti constatarono che era guarita e che era stato un evento eccezionale dato che l’unica cosa che usava era una pomata che di sicuro non era così miracolosa ma  anzi terribilmente inutile!!

I medici le dissero :_signora ma cosa ci metteva sopra?

:_la pomata

I medici:_ signora quella non serve a niente!

Mia nonna dichiarò loro di aver visto Padre Pio e solo uno le disse :_signora magari è come dice lei di sicuro è una cosa inspiegabile meglio per lei che è andata così!

Gennaio 2008                                                                                       Elena

E-m@il

 

 

 

I too am a great friend of Padro Pio. Once my mother brought a small plaque of of Padre Pio to my family from her trip to Italy. Because our family never thought of leaving the town in which we were living, I glued the plaque to my kitchen cupboards with a permament adhesive. Two years later we knew that God was calling us to move to Steubenville. I told the Lord that he would have to bring Padre Pio down from the cupboard, because I did not know how. One night while the children were cleaning the Kitchen, there was a loud bang. Both children proclaimed it was not their fault. I asked what had happened and was told that the plaque of Padre Pio had fallen off the cupboard.
I knew we were about to move. A short time later our house sold and we moved to Steubenville.
Once in our new house in Steubenville, I put Padre Pio on the kitchen wall. After living in Steubenville for a short time, we realized that we should have purchased a house in the neighborhood with all of the other home schoolers. We have prayed many times to Padre Pio to help us move to the hill with many other Catholic families, but we are still in the same house. Last year, when returning from a Bishop's ordination we came home to discover that Padre Pio had again falled from the kitchen wall. We believe that we will be moving and I am asking Padre Pio to provide the blond brick house on the corner of South Bend so that my children can enjoy the neighborhood and I can have my mother come and live with us. Since this is his day, I pray he will make haste and come through for us.

In Christ's service
Susan from USA

Messagge posted on 23 Sep 2003

 

My husband was struck down with a flesh eating bacteria that hospitalized him for 2 months and some days. He had 2 surgeries in 2 days requiring removal of flesh down to the bone. His body began systematically shutting down; cells leaking fluid which resulted in severe edema-he looked like he was going to explode. As a result of the cells leaking it put pressure on his lungs and he required a breathing tube. He was in ICU for 11 days. I started a Novena to Padre Pio the day he went into the hospital. After an additional week in rehab he came home the other day.

He has wound care at home and is learning to walk all over again but he is alive. No  one really expected him to come out of that. As far as I'm concerned this is a true testimonial to the power of prayer and the intercession of Padre Pio. It is truly a miracle to bring someone back from the brink of death. God bless you Padre Pio and THANKS.

Sharyn

Messagge posted on 6 Sep 2006

E-m@il

 

 

Nous voudrions vous remercier pour la guerison de Jan . Il va bien maintenant. Il revient a la sante. Il ne saigne plus de l'intestin. Il commence a prendre du poids (pendant la maladie il a perdu 20 kg). Des medecins sont tres surpris, car ils ne connaissent pas la raison medicale de la guerison. Encore une fois, merci beaucoup de tout nos coeurs!

Avec nos meilleurs salutations,

Krystyna L. / Anna M.

2006

E-m@il

 

 

 

Mein Name ist Erika. Ich bin 58 Jahre alt und werde in die katholische Kirche aufgenommen. Es war immer mein Wunsch, da ich die katholische  

Kirche achte und die Heiligen verehre. Mein geistiger Führer ist für mich Padre Pio. Er hat sich mir schon so oft zu erkennen gegeben.  

Am Freitag den 11.01.2008 brachte mir eine gute Bekannte einen großen Benjaminibaum in unser Haus. Mit einem male war um diesen Baum und mich herum ein wundervoller Duft wie von weißen Blüten und Weihrauch. 

Dieser Duft wurde immer stärker bis ich zu meiner Bekannten sagte: Riechst Du diesen wundervollen Duft auch und sie bejahte und sagte, ich rieche das auch schon und ich weiß nicht wo dieser Duft herkommt. Dieser Duft hielt lange an und sogar am Samstag den 12.01.2008 war dieser Duft wieder da, als ich zu diesem Bäumchen kam. 

Bis dorthin wusste ich nicht woher dieser Duft stammte und dann bin ich auf die Internetseite von Padre Pio und habe von den Wohlgerüchen gelesen und mit einem male wusste ich, das war Padre Pio, den ich sehr verehre.  

Dieses Erlebnis ist für mich wie ein kleines Wunder und ich freue mich sehr, dass ich Padre Pio auf diese Art und Weise erleben durfte. 

 Ich grüße Sie ganz herzlich und freue mich, wenn ich dadurch Padre Pio zur Ehre leben kann. 

 

Erika

11.1.2008

E-m@il

 

 

 

 

 

 

Hallo

ik vind je site over padre pio echt heel mooi ikzelf kom uit san severo een dorp niet ver van San Giovanni Rotondo.

Toen ik 3jaar was werd ik heel ziek ik kreeg een soort infectie genoemd stomatite waardoor ik water blaren kreeg op mijn tond het ging echter verder en ik kon niet meer eten of drinken ik werd erg mager en begon zwak te worden toen ik dan in ziekenhuis lag in san severo ging het echter niet beter de verpleegsters verzorgde mij niet en die blaren waren nu zo diep in mijn keel dat ik kon stikken mijn ouders namen mij in midden van de nacht uit het ziekenhuis mijn vader maakte ruzie met de verpleegsters en dokters dat ze zo incompetent waren ze namen de auto en reden in midden van de nacht het regende erg hard ... mijn oma die als jonge meisje padre pio in persoon heeft gekend zei van naar san giovanni rotondo te gaan dat er daar ook een zekenhuis was toen we daar aankwamen zeiden de dokters tegen mijn moeder dat ze juist op tijd waren da het een mirakel was dat ik nog leefde mijn moeder zo legde ze mij uit was in zijn kerk aan het bidden dat ik zou genezen de dag erna begon ik al kleur in mijn gezicht te krijgen en begon ik te eten!!! ze waren zo gelukkig en zeiden dat padre pio mij genezen had en het is zo ook ik bid altijd en vraag aan hem om mij te beschermen ieder jaar als ik naar italie ga ga ik zijn kerk bezoeken en kook ik standbeeldjes en kettingen enz ook mijn moeder heeft zo een kleine standbeeld dat licht geeft in de nacht van hem op een avond lag ze in bed ze kon niet slapen en toen keek ze naar de standbeeldje naast haar en die werd ineens fel belicht zo had ze hem nooit gezien ze zei dat het heel even was vriendelijke groeten

Antonella

2006

E-m@il

 

 

 

 

 

Queridos familiares e amigos,
Esta cartinha tem por finalidade divulgar e agradecer a todos que direta ou indiretamente colaboraram na obtenção de uma graça através do nosso estimado Padre Pio. Para melhor compreensão, abaixo descrevo a sequência de fatos e acontecimentos que originaram este episódio:

A APRESENTAÇÃO
Para quem não teve a oportunidade de me conhecer, sou Paulo Ranzani, Engenheiro de Sistemas, 39 anos, casado.
Há cerca de um ano atrás, acabei me indispondo com a diretoria da empresa de informática em que trabalhava, por não concordar com os métodos pouco ortodóxicos utilizados para ganhar as concorrências em que a impresa participava e com o nível de corrupção, deslealdade e conivência das pessoas que faziam parte desta equipe.
Em função disto, resolvi investir em meu próprio negócio, por estar descrente quanto ao mercado de trabalho.
A partir de Janeiro de 94, desempregado, operado da vesícula, recém casado, iniciei as atividades como autônomo na área de desenvolvimento de sistemas.
Após seis meses surgiu a primeira oportunidade real de negócio, pois fui contratado por um médico oftalmologista para desenvolver uma apresentação multimídia para cirurgias oculares.
O sistema ficou tão bom que resolvemos produzi-lo em escala comercial, para que fosse distribuído pela principal empresa do ramo, inclusive para o mercado internacional.

O ACIDENTE
20/01/95 Sexta-Feira
Já no final de mais um dia de trabalho, começou a chover forte e um raio caiu próximo do meu escritório. Pude perceber alguma oscilação na rede elétrica, por medida de segurança desliguei o equipamento e fui para casa.

O FATO
21/01/95 Sábado
Nove horas da manhã, havia reservado o final de semana para adiantar o trabalho, pois o programa deverá estar pronto para apresentação oficial em um congresso de oftalmologia no dia 17/02/95.
Quando liguei o computador, recebi a seguinte mensagem: 'HDD CONTROLLER FAILURE', o que significa que a interface controladora de disco estava presentando defeito e que todas as informações nele gravadas estavam indisponíveis e inacessíveis.

O DESESPERO
Durante horas, tentei acessar a informação sem sucesso. Pânico ! Pelo menos quatro meses de trabalho perdidos.
Apesar de ter uma cópia do programa, esta cópia estava desatualizada e inúmeras modificações foram feitas desde aquela data.
A cópia não era efetuada diariamente, pois o programa está muito grande e eu não tinha espaço em disco disponível.

A REFLEXÃO
Abatido física e mentalmente, passei o resto do sábado e do domingo rezando e orando para que Padre Pio intercedesse por mim diante do Senhor, para pelo menos me dar a oportunidade de tentar recuperar o meu trabalho, pois não teria tempo hábil para reconstruir e terminar o programa antes do início do congresso.

A GRAÇA
23/01/95 Segunda-Feira
Oito horas da manhã, já estava no escritório apos uma noite mal dormida, com esperanças de tentar mais alguns procedimentos.
Coloquei um santinho do Padre Pio em cima do drive e orei para ter tranquilidade e segurança no que estava por fazer.
Após exaustivos testes e partindo da premissa que a mídia estava integra, concluí que o problema poderia ser uma das duas coisas:

1) Perdeu-se a formatação lógica do disco, isto quer dizer que apesar das informações estarem fisicamente gravadas, não se tem acesso as mesmas. Existe um processo complicado na recuperação destas tabelas, resultando muitas vezes em fracasso em função da extensão das areas do disco atingidas.
2) Algum componente de hardware danificou-se e portanto o drive não consegue acessar as informações nele contidas.

Felizmente foi esta a situação ocorrida e para solucioná-la, eu tinha um outro drive gêmeo o qual utilizei para repor as partes danificadas do primeiro drive e tornar as informações nele contidas, disponíveis.
Comprei dois novos drives e recuperei totalmente a informação perdida.

CONCLUSÃO
Em função das inúmeras combinações e variantes do que poderia ter sido este acidente, tenho certeza de que sorte somente não seria o bastante e que sem a ajuda das preces de todos e a interferência de Padre Pio, jamais teria conseguido recuperar esta informação.
Obrigado a todos que se preocuparam e rezaram para que esta história vivesse um final feliz.
Obrigado a Padre Pio, por ter escutado nossas orações.

Santos, 23/01/95 - Brasil
Cordialmente
Paulo R.

E-m@il

 

 

 

 

 

 

 

Hola amigos mi nombre es Verónica, soy de Uruguay, América del Sur, en enero de 1999 fuí operada de apendicitis.
Cuando me dieron todos los resultados de los exámenes me dijeron que mi apendicitis, había sido una bendición, pues en el apéndice había un tumor maligno, y si no hubiera tenido el ataque de apendicitis nunca me hubiera enterado y eso hoy sería un cáncer
Se que fue un milagro y desde ese preciso momento soy devota del PADRE PÍO, me ha ayudado mucho a mi familia y a mi, y se que nunca nos abandonará.
Padezco además desde los 4 años de diabetes, hoy tengo 36 años y Padre Pío me protege, y estoy sana.
Bajo su protección pongo a toda la humanidad.
 

Verónica
Uruguay

Enero 2008

 

 

 

Soy mexicana, Leticia, médico de profesión.
Como la mayoría de los médicos un tanto escéptica en los temas de milagros.
En el mes de julio iniciamos mi familia y yo ( mis padres, mi hermano con retraso psicomotor y mi hija)realizamos un viaje de vacaciones por Europa para celebrar los 50 años de casados de mis padres.
Después de 16 días de viaje, visitando Fátima, Lourdes, París, etc. Llegamos a Florencia y precisamente ahí se puso gravísimo mi padre.
Fue intervenido de Urgencia en tres ocasiones por una trombosis mesentérica, presento datos de septicemia, edema agudo pulmonar, insuficiencia respiratoria, datos de daño renal y síndrome compartamental abdominal en el Nuevo hospédale San Giovanni di Dio de Scandicci Italiua.
Estuvo 15 días en terapia intensiva, intubado, con sondas y venoclisis por todos lados, con la herida abierta, etc. Al grado que los médicos nos dijeron que las posibilidades de sobrevivir eran menores del 5%.
Estuvimos un mes en Florencia y durante la estancia en el Hospital, en 4 ocasiones, en los momentos más difíciles de mi familia pues era cuando nos dijeron que lo iban a operar, que pasaba a Terapia, que estaba muy mal y cuando se empezó a recuperar, se presento con nosotros un viejecito, vestido de médico, siempre dándonos esperanza, mucha confianza con unos ojos llenos de dulzura y compasión.
Diciéndonos que todo iba a estar bien, que tuviéramos mucha fe, pues Dios estaba con mi padre, la última vez que lo vimos, salió de Terapia Intensiva para decirnos que todo iba muy bien y que mi padre estaba recuperándose, que ya no llorará mi mamá pues toda su familia iba a regresar sana y salva a su páis, que era la última vez que lo veíamos, pero que todo iba a estar bien.
Una semana antes de que fuera dado de alta mi papá, quisimos darle las gracias al médico que nos dio aliento y esperanza en un momento tan difícil y sobre todo, que estábamos solas, lejos de nuestro país y cual fue nuestra sorpresa que dicho médico no trabajaba en el hospital, al darle las características a uno de los enfermeros, se mostró sorprendido y nos enseño una imagen del Padre Pio de Petrelchina y cual fue nuestro asombro pues era el mismo que nos había dado esperanza y apoyo en los momentos más difíciles.
Los médicos, se asombraron de la fuerza de voluntad y confianza de todos nosotros en decir que mi padre iba a estar bien, pero sobre todo, de la recuperación milagrosa de mi Padre.
Es importante mencionar que ninguno de mi familia conocía o había escuchado hablar del Padre Pío........ ya no soy tan escéptica......... estoy segura que el Padre Pío estuvo con nosotros, llevándonos Esperanza y el amor de nuestro señor Jesuscristo.
Gracias a nuestra Fe, amor y unión familiar El señor estuvo con nosotros a través de la presencia del Padre Pío.
Gracias a eso, mi Padre pudo regresar con nosotros vivo y sano a México y gracias a eso, conocimos el Amor del Padre y aprendí que los caminos del señor son inescrutables.

Leticia

2007

 

 

Soy Ana Maria Mamà de Andres y tres hijos mas.

Andrei se descompuso un miercoles al viernes se le habia pasado la descompostura pero le seguia el dolor de cabeza. Paso el sabado y dominco 11 y 12 de Noviwembre del 2005 acostado.

El Lunes lo lleve del oculista que le detesta un tumor detras del ojo y recomienda que lo vea un neurologo al cual le manda un escreto con lo que ella vio con terminos medicos.

Esa noche lo encomende al Padre Pio, el cuql se me aparece en mis suenos estirandome las manos y andrei cuando se desperto sintio olor a rosas.

Fuimos a rosario ciudad distante 120 KM de Galvez Argentina donde hai mui Buenos profesionales. Despues de tacerle varios estudios como tomografia etc.

Me dan el diagnostico "Mi hijo no tenia nada" de un dia para otro desaparecido el tumor y ese martes se levanto sin dolor de cabeza y al sentir el olor a rosas me pregunto¿Màmà que hiciste?

A lo que le conteste "nada"

Cuando salimos del sanatorio en Rosario me volvio a preguntar¿fue el Padre Pio, es verdad? Le conteste que si, que habia sido un milagro, hablo con un sacerdote amigo de el por telefono le esplico todo y este solo le Dijo despues de escucharlo"Pio, realizzo el milagro porque tu madre oro y pidio por vos". Mi mision en este momento es difundir en Galvez, Provincia de Santa Fe, Repubblica Argentina las obras milagros y vida el Padre Pio. Lleve una estatua de el a la Iglesia y le Pedi al Sacerdote que fuera el Pio Peregrino de Galvez para el que lo necesitara y asi es Pio va de casa en casa del que lo necessita. Y ahora estan construyendo una capilla de la Virgen de Guadalupe y yo me comprometti en conseguir una estatua mas grande de Pio para colocar en esa capilla porque yo sabia que Pio debia estar en otro lado o en la Iglesia pero un dia pasando frente a la construccion de la capilla me deteve y ahi supe que Pio debia estar ahi junto con la Virgen de Guadalupe que me enviara mi hijo mayou desde Mexico donde se encuentra en este momento. Bendiciones para todos en la lus del SEÑOR .

ANA MARIA

Febrero 2006

 

Una tia cuando yo estaba embarazada de mi primer hijo me regalo una estampa del padre Pio. Yo hasta ese momento no sabia de quien se trataba, a ella se la regalo una a miga que habia venido de Italia. Sinceramente mi tia no la conservo por que no es muy apegada a la religion y no le dio mucha importancia, pero te soy sincera en mi desde el primer momento le tome mucho interes, la conserve conmigo todo el embarazo. Faltando poco para dar a luz le pedi con mucha devocion saber su nombre para rezarle a dios por el, en verdad no sucedio al momento fue al cabo de unos dias tenia problemas con el padre de mis hijos y me aferre mas a esa estampa pidiendole consuelo hasta que paso. En un sueno vi su rostro soo su rostro y no gestipulava palabra pero una voz interna que me decia que lo llame Francisco Luego al cabo de u tiempo mas o menos un ano averigue por internet y me di con la linda sorpresa, una prima me dijo cuando su padre enfermo y le di la estampa que se trataba del padre Pio asi fue como empezar a averiguar y llegue a su nombre. Espero te sirva mi historia algo mas la estampa ya no sigue commigo al principio me entristecio hasta que comprendi que ya no necesitaba de una estampa por que el padre Pio espiritualmente siempre esta commigo.

Cecilia (Peru)

2006

 

EL PADRE PIO DE PIETRELCINA ME HA VISITADO...
(Encuentro ocurrido el 23 de mayo de 2004 en el Hospital Clínico de la Universidad Católica de Chile)

Mi nombre es María Susana R. C., vivo en Santiago de Chile y tengo 38 años. Cerca del 10 de mayo empecé a sentirme enferma, muy resfriada. No le di mayor importancia, pensando que era pasajero. Algunos días me sentía mejor y otros francamente no podía levantarme de la cama. Tomaba todo tipo de remedios, pero me costaba realizar las labores domésticas y sentarme frente al computador para trabajar en Fecunda. Por las tardes me acostaba con el cuerpo adolorido, sufría escalofríos y tenía un continuo dolor de cabeza, y además casi no tenía voz. Para el día 19 de mayo todo el interior de mi boca estaba llena de fuegos, por la fiebre constante. No podía comer ni tragar nada. Roberto, mi marido, intentó llamar un doctor a la casa, o conseguir hora en algún centro médico pero era imposible, no había nada disponible.La tarde del viernes 21 de mayo comencé a empeorar , el termómetro marcaba 38dm;. Entonces Roberto decide llevarme de urgencia al Hospital Clínico de la Universidad Católica de Chile. Dejamos a nuestros dos hijos en casa de mis padres y ya en el hospital, viendo que mi capacidad de oxigenación estaba bajo el límite, el médico de urgencia decide dejarme internada un par de días, por precaución. Aceptamos y rápidamente se iniciaron los trámites para mi hospitalización. En la camilla me colocaron una máscara de oxígeno y después de tomadas las radiografías de tórax fui derivada a la sección Medicina B, quinto piso, cama 5022, en una sala donde habían otras cuatro pacientes. Ya de noche mi marido trae los útiles de aseo personal que le pidieron y unos de mis libros del Padre Pío de Pietrelcina que le encargué, el cual procuro tener siempre sobre mi cama. Antes, Roberto me había dejado una estampita del Padre con su novena en el número de la cama. Al examinarme los doctores se dieron cuenta que no tenía nada de voz y que con grandes esfuerzos contestaba a las preguntas de la ficha médica. Esa noche me dejaron durmiendo casi sentada, siempre con oxígeno. Las enfermeras venían a cada rato a darme alguna pastilla o a inyectarme algún antibiótico. Al otro día, sábado 22, me diagnosticaron neumonia y me dijeron que el germen que había atacado se llamaba “neumococo”. Me dejaron con suero, nada de agua, y solo una papilla de almuerzo, dadas las lesiones que tenía dentro de mi boca. Esa tarde, mientras estoy semi sentada leyendo el librito del Padre Pío, observo que la joven paciente que está frente a mi cama lee atentamente un libro. Por la conversación que sostiene con las demás me entero de que se trata del “Código Da Vinci”, un libro muy vendido cuyo único propósito es alejar a las personas de Dios y de la Iglesia. Escucho como la joven intenta convencer a las otras tres pacientes, que se declaran católicas, que todo lo que dice el libro es verdad y me admiro de como todas ellas le encuentran la razón. Obviamente, no puedo juzgarla, porque eso sería querer ponerme en lugar de nuestro Padre Dios, pero siento que es deber dar mi opinión, que no debo quedarme callada. Entonces me quito la mascarilla y con mucho esfuerzo explico mis ideas y desde ese momento están atentas, con mucho cariño, a la evolución de mi salud. Cerca de las 19 hrs. tomo la estampita del Padre Pío y empiezo a rezar su novena en mi corazón. Le digo al Padre que ofrezco a Dios mi enfermedad y que la ofrezco por la Iglesia, por los ataques que viene sufriendo, porque no es escuchada. Por el Papa Juan Pablo II, porque lo quieren bajar de la cruz, a lo que él, como ejemplo para todos los católicos, no ha accedido. Pienso en los misioneros, ministros de comunión, catequistas, diáconos, laicos comprometidos, en todos los que conforman la Iglesia. También pido por las vocaciones sacerdotales y religiosas, para que vayan floreciendo y fortaleciendo. Pido por los sacerdotes que se han portado mal, para que enmienden su camino y encomiendo a Dios las almas del sacerdote José Aguirre, tristemente llamado “cura Tato” y del Obispo Cox, pero asimismo pienso en todos los sacerdotes y Obispos del mundo que han caído en graves faltas a la moral, porque ellos más que críticas necesitan de nosotros oración, y penitencia. Pido por la conversión de muchas almas, todas las que alcancen con mi poca enfermedad, entre ellas las de mis compañeras de habitación y, por último, pido muy cariñosamente por el proyecto de evangelización que tenemos con mi amigo Oscar. A las 21 hrs. hago la misma novena e insisto en pedir lo mismo, pero esta vez le digo al Padre: “Si es necesario que yo sufra un poco más, hazlo”. A las 22.30 hrs. vuelvo a rezar la novena y como soy hija espiritual del Padre Pío, me acuerdo que él decía, cuando estaba acá en la tierra, que cuando alguno de sus hijos espirituales lo necesite, que se lo diga a su propio ángel guardián para que este le de el recado al suyo, porque se lo hará llegar. De inmediato en mi alma invoqué a mi ángel para que le dijera que el ofrecimiento seguía en pie y que se acordara, que si era necesario que yo sufriera, que lo hiciera. Que le dijera a Dios que yo estaba dispuesta a sufrir por la Iglesia... Un instante después, mientras leo el libro, presiento que el Padre ha recibido mi mensaje.A las 23 hrs. ya estábamos listas para dormir. Yo dormía a ratos, pues la mascarilla de oxígeno me incomodaba. Ya en domingo 23, pasadas las 2.20 de la madrugada, tuve deseos de orinar y como era la única de la habitación que no podía levantarse apreté el botón para llamar a la enfermera de turno, que me trajo lo que necesitaba. Me quedé en vela, no podía dormir. Estaba, como dije antes, semi sentada pero con la cabeza mirando hacia el ventanal que tenía a la derecha. Sobre mi cama no había nada, pero sobre la mesa estaba la ficha médica y el libro del Padre Pío.En ese momento sentí deseos incontenibles de confesarme, pero con los pecados más grandes de mi vida y dije: “si soy hija espiritual del Padre Pío, bastará con que mientras le diga mis pecados en mi mente, pues sé que desde el cielo me va a escuchar”. Repentinamente cambié de idea y pensé: “No, el Padre Pío es un santo que tiene millones de seguidores en todo el mundo, y él en vida dijo que sabía que trabajaba mucho, pero que una vez que partiera de esta tierra trabajaría aún más”. Entonces me consideré poco digna de molestarlo y le dije en mi alma: “Padre, vamos a hacer una cosa: yo pondré mi mente y tú pondrás en ella a un sacerdote y yo me confesaré con él como si fueras tú, porque esa es la idea, que yo me confiese bien con cualquier sacerdote...” En eso en mi mente, quiero decir en mi imaginación pura, aparece un confesionario de madera donde entra caminando un sacerdote de jeans, camisa celeste, con el distintivo blanco que usan en su cuello. El sacerdote es de unos 40 años, medio gordito, rubio, muy blanco, con las mejillas bien rojas y de lentes que me dice a los ojos muy serio: “cuénteme” y ahí me lanzo a contarle todo lo que tenía dentro. Cuando termino de confesar mi último pecado, y el que consideraba más grave, escucho un estruendo y veo que el sacerdote abre la ventanilla del confesionario y que con su dedo índice apunta hacia mi izquierda...(Lo que relato a continuación, como todo lo anterior, es verídico. Aclaro que estaba totalmente despierta y no tenía fiebre, ni delirios, pues hacía poco me habían controlado la temperatura y era normal y estaba tan lúcida como estoy ahora).Como contaba anteriormente, el sacerdote en mi imaginación apuntó hacia mi izquierda, entonces vuelvo mi cabeza y veo aferrado a la cama, y junto a mi brazo, al mismo Padre Pío de Pietrelcina, en carne y hueso, mirándome a los ojos con una ternura incontenible y haciendo con su mano derecha el signo de absolución. El Padre no era un espectro o fantasma, lo afirmo porque ante mis ojos vi su cuerpo humano con volumen y proyectando sombra. Una aparición jamás podría tener estas características... Como tenía la mascarilla de oxígeno puesta y no tenía voz, le gimo desde mi alma “Padre Pío, Padre Pío, yo te amo... yo no te quería molestar” y él asiente con su cabeza dos veces, sonriéndome dulcemente como diciendo “si ya lo sé, si ya lo sé”. Quise tocarlo, pero no lo hice por temor a que pudiera pensar que desconfiaba de su presencia como lo hizo el apóstol Tomás que deseaba tocar las llagas de Jesús cuando vio a nuestro Señor Resucitado. También quise abrazarlo, pero me sentí totalmente indigna. Yo miraba al Padre y me sentía amada como nunca nadie me amó en la vida. El Padre Pío vestía su hábito de fraile capuchino y estaba con la capucha puesta, todo de color café. Su figura tenía la belleza del cielo. Se veía grande y fuerte, de espalda imponente, y de unos 60 años. Su presencia lo llenaba todo. Capté que también había otra persona a los pies de la cama, pero no quise ver quien era, pues sólo quería seguir mirándolo a él. Por encima de su cabeza vi que el reloj negro que está sobre la puerta de la sala señalaba las 2.50 de la madrugada. Luego, espontáneamente, en un gesto muy suave se inclina sobre mi frente y me da el beso más tierno que alguien en el mundo pudiera recibir. Yo era allí una niñita besada por su abuelito querendón. Embargada de emoción sentí como sus labios se posaban de una manera extremada e infinitamente dulce sobre mi frente durante varios segundos. Disfruté la textura y la calidez de ellos y en ese instante me sentí amada, amada, profundamente amada, tanto que se me confundió el amor de él, el Padre Pío, con el Amor de nuestro Padre Dios. Mi corazón estaba en blanco y sentí como el Padre susurraba en mi alma: “Vine porque yo quise, porque yo te he amado desde toda la vida, hija mía”. Esta frase quedó grabada con fuego en mi memoria...Enseguida me saca la mascarilla y siento su perfume de flores, que yo ya conocía, y pone su mano izquierda en mi pecho y su mano derecha en mi espalda. Toda la palma de la mano toca la piel de mi espalda, pues la camisa de dormir que me pusieron tiene muy sueltas las amarras detrás. Percibo que su mano es grande, cálida y segura y no siento que tenga los estigmas por los cuales fue tan conocido. El Padre Pío no era un muerto, pues las manos de un difunto son heladas. Si sus manos estaban tibias, era porque dentro de ellas corría sangre en sus venas. ¡El Padre Pío estaba allí vivo, porque CRISTO RESUCITADO estaba en él !...
¡Que maravilla entender ese mensaje subliminal y trascendente! Con sus manos me revelaba que CRISTO SI HABÍA VENCIDO A LA MUERTE... ¡HABIA TRIUNFADO! y me lo había venido a decir personalmente, no con palabras, sino con detalles, porque todos mis sentidos los tenía al alerta máximo... y como me conoce sabía que iba a comprenderlo todo... por eso me sonreía tan feliz siempre...Después el Padre eleva con una liviandad inusitada mi cuerpo verticalmente hacia el techo con la velocidad de un rayo pero con la cara mirando hacia el cielo y me deja suspendida unos 3 o 4 segundos con los brazos abiertos en posición de cruz. Luego al bajarme, con mucha suavidad y lentitud, logro ver toda la habitación y a mis compañeras que siguen durmiendo. Finalmente al descender a la cama mi rostro entero queda mirando hacia abajo. Mi cuerpo es toda una esponja. Entonces su mano derecha se carga suavemente sobre mi espalda y siento que el Padre Pío está inclinado sobre mí y escucho hasta su respiración. Me dice muy cerca del oído con voz grave pero serena unas palabras en italiano, para explicarme lo que está haciendo conmigo. De estas palabras sólo puedo recordar que la primera era algo así como “acosto”. De las siguientes no me acuerdo pero traduzco como “hacia el otro lado” y percibo que todo mi tórax comienza a inflarse desde abajo hacia arriba con un aire muy tibio pero agradable en cosa de segundos.Mi corazón estaba como un papel en blanco que recibía palabras generosas. Entonces en mi alma escucho una voz que dice: “Estoy muy complacido porque no has pedido nada para ti y acepto todo tu ofrecimiento. Vas a sufrir un poco, pero esto es momentáneo y nunca más lo vas a tener”. Luego, me anima a confiar plenamente en El, y me revela detalles hermosos sobre el trabajo que estamos haciendo con Oscar. Luego el Padre Pío vuelve suavemente mi cuerpo hacia atrás y por instinto vuelvo mi mirada hacia la izquierda y observo como su rostro sigue al mío, con sus ojos puestos en mis ojos, mientras dice las mismas palabras en italiano que antes he tratado describir y veo admirada como en la zona de mi pecho, que va de hombro a hombro, empiezan a burbujear dentro de mi piel unas pelotitas de aire caliente como de unos tres centímetros de diámetro. Las toco con mis dedos una a una y observo como se deslizan de un lado para otro. No me duelen y las siento muy agradables. Todo este movimiento de burbujas dura como un minuto, mientras alabo a Dios reconociendo que sólo El puede hacer estas maravillas. Enseguida vuelvo mi cuerpo hacia el Padre Pío, que sigue mirándome con ternura. El, que a veces era definido como hosco, estaba frente a mí derritiéndose de una ternura irrefrenable. Entonces observo como todo el fondo que está detrás del Padre Pío se tiñe del mismo color café de su hábito y que aparecen infinitas estrellas. El Padre queda sobre este fondo y tras de él una luz cálida enmarca su figura. En ese instante escucho un coro de ángeles que cantan alabanzas a Dios, pero no veo a ninguno. Era una música espléndida, celestial, sólo voces de ángeles. Al terminar la música el Padre me dice sin mover los labios, pero mirándome fijamente a los ojos: “Susana: Para ti se acabó el tiempo de los hombres, ahora vienen los tiempos de Dios”. El Padre me dijo esto porque veía en mi alma el deseo de irme con él. Sin duda no quería llevarme si yo no tenía mi maleta bien preparada.(He comprendido, posteriormente, gracias a un fraile capuchino, que estas palabras son un mensaje tanto para mí como para todos los demás: La santidad si es posible y el cielo nos espera, pero para entrar en él debemos dejar atrás los placeres mundanos. Debemos abandonar el materialismo y el consumismo, la búsqueda del prestigio, del éxito y la fama, el desorden sexual. Sólo de esta manera tendremos la libertad para vivir en la sencillez que Dios nos regala, con la confianza plena en la divina providencia).Entendiendo que el Padre se marcha vuelvo mi cuerpo completamente de espaldas y elevo desesperada mis manos hacia el cielo clamando y suplicando repetidamente desde el interior de mi alma: “¡Padre Pío, Padre Pío, no te vayas!”. Me siento en la cama y comienzo a toser fuertemente y veo que a los pies de la cama hay una religiosa enfermera de unos 60 a 70 años, que lleva un delantal blanco, que no es de esta época, que su camisa es blanca y el cuello de dos puntas está abotonado hasta arriba. Su toca también es blanca y en el borde que toca la frente alcanzo a contar tres líneas azules, las vuelvo a contar y ahora parecen cuatro. Ella me queda mirando con calma unos tres minutos como esperando a que me reestablezca y luego de mirarme bien a los ojos desaparece. Otra vez miro el reloj y son las 3.10 de la madrugada. El Padre Pío debe haber estado a mi lado unos quince minutos, pero a mí me parecen menos... es indudable que el tiempo de Dios, es diferente al de los hombres.Después de este hecho quedé totalmente en vela, con el alma eufórica. ¿Quién podría dormir después de semejante visita?. Me doy cuenta que la mascarilla de oxígeno está sobre mi cama y me la coloco enseguida antes de que entre una enfermera y lo note. Comienzo a pensar que fue extraño que nadie hubiese entrado mientras estaba el Padre Pío cuando lo único que deseaba es que mis compañeras de sala se hubieran despertado para que hubiesen visto por sí mismas la maravilla que Dios había permitido. Entre esa hora y las seis de la mañana, que es cuando llegan las enfermeras, el tiempo se me pasó volando. En ese lapso alabé a Dios Padre por haberme dado la gracia de recibir la visita del Padre Pío, por todas sus palabras, que sentí como mensaje del Creador. Lloré de emoción recordando una y otra vez el beso que me dio, porque el beso no era necesario y él quería dármelo y no me sentía digna de recibirlo. También pensé en que el Padre Pío me había hecho ocupar casi todos los sentidos: la vista, porque lo vi; el olfato, porque sentí su perfume de flores; el oído, porque escuché sus palabras en italiano y el coro de ángeles, y el tacto porque sus labios besaron mi frente y sus manos tocaron mi cuerpo... Es raro, medité... sólo me faltó el sentido del gusto... pero claro, concluí, acá el sentido del gusto no tiene mucho que hacer...A las seis de la mañana, cuando vienen a despertar a todas las pacientes mi corazón está muy feliz, pues sé que si Dios Padre, por intermedio del Padre Pío, ha aceptado mi ofrecimiento también irá concediendo de a poco lo que le he pedido... pero también sé que no es bueno contar de inmediato lo ocurrido. Vengo conociendo a las pacientes, a las enfermeras y a los médicos... ¿Quién podría creerme de buenas a primeras? Cuando las auxiliares se disponían a bañarme en la cama, me tapé de manera decidida la frente con las manos. No podía permitir que borraran el lugar donde el Padre me había besado.A mediodía llega la Hermana Celite María, una religiosa de la Congregación de Hermanas Ministras de los Enfermos de San Camilo a dar la comunión y le pido muy contenta que me la dé. Rezamos, me leyó las lecturas de ese día domingo. Mi alma está feliz, feliz... me siento otra, el Padre Pío me ha confesado en la noche, y me ha manifestado su profunda ternura y ahora puedo recibir a Jesús ¿qué más puedo pedir?. Cuando la Hermana toma la hostia para llevarla a mi boca veo que a una distancia de unos 15 centímetros de mis labios el Cuerpo de Cristo se ilumina y lo recibo como nunca lo he hecho. La hostia venía tan delgadita y ahora dentro de mi boca era inmensa, gordita, viva. Allí, mediante el Espíritu Santo, entiendo el mensaje profundo del Padre Pío: Está bien, él me visitó y ha ocupado 4 de mis 5 sentidos: lo he visto, lo he oído, he olido su perfume y he tenido contacto con sus labios y con la piel de sus manos. Es cierto, esto es importante, pero ahora que recibo la hostia en mi boca y he usado el último sentido que me faltaba, el sentido del gusto, no debo olvidar nunca que lo esencial, que lo más importante es el Cuerpo de Cristo RESUCITADO. Ahí está TODO, ahí está toda la VERDAD, es la guinda que corona la torta, no el pastel, y me acuerdo con emoción que cuando el Padre Pío celebraba la Eucaristía, no demoraba una hora como regularmente se usa sino dos horas o más, pues cuando consagraba el Cuerpo de Cristo, extasiado lo mantenía levantado entre sus dedos por lo menos una hora en completo silencio ante la ferviente mirada de los feligreses que asistían a su misa... Esto me llena de ternura pues mi amado Padre Pío no sólo ha escuchado mi confesión, se ha alegrado con mi ofrecimiento y me ha manifestado su inmenso amor: él ha hecho una catequesis conmigo que he comprendido perfectamente...
Al terminar el sacramento cuento a la Hermana Celite con mi poca voz lo que he vivido en la noche desde mi ofrecimiento... Ella muy emocionada bendice a Dios y me dice que he dado en el clavo pues me cuenta que cuando el Padre Pío estaba en la tierra la Iglesia sufría las mismas críticas de hoy y también existían sacerdotes que actuaban mal, todo lo cual lo hizo sufrir mucho. Me asegura que el Padre Pío debe haber estado muy contento con lo que ofrecí y pedí y me dice algo así: "Faltan religiosas con la fe que usted tiene". Así nos despedimos contentas y cómplices de lo sucedido.En la tarde me visitan mi marido y mi papá. Estoy ansiosa por contarles, pero mi voz es muy débil. Entonces pido un lápiz y un papelito donde les escribo: “hoy, 10 para las 3 de la mañana vino el P. Pio”. Roberto y mi papá se quedan perplejos, saben que no inventaría una cosa así porque me conocen, y como puedo les digo que era el Padre en carne y hueso. Mi papá nota que me emociono mucho y que eso me fatiga y acariciándome la cabeza me dice al oído que sabe que es cierto pero que es mejor que le cuente los detalles otro día y la conversación cambia de giro, pues no desean agitarme más. Después del horario de visita mi respiración se debilita y la fiebre comienza a subir. Las enfermeras se inquietan, no pueden darme ni agua ni comida, sólo un palito envuelto en gasa húmeda en los labios. Me suministran paracetamol y me inyectan muchos antibióticos, pero estoy tranquila y feliz, no tengo de que preocuparme pues el Padre Pío ya me había augurado que esto sería momentáneo y que nunca más lo iba a tener. El resto de la tarde permanezco semi sentada, así puedo respirar un poco mejor. Mientras, en forma alternada, leo tranquilamente mi libro del Padre Pío y rezo a Jesús cuando lo contemplo en el crucifijo que está colgado en la pared de la puerta. Me doy cuenta que mis compañeras me observan con mucho respeto. Ya de noche una enfermera me comenta que para lo mal que estoy está sorprendida de verme tan serena y con tan buen ánimo. En la madrugada me cambian dos veces el camisón y las sábanas pues la fiebre me hace mojar todo. Por supuesto que cuido de no contar nada de lo sucedido, pues pensarían que estoy delirando.Al otro día, el lunes 24, como a las 9.30 de la mañana sufro una crisis respiratoria. El doctor J. C. F., que está examinando a una compañera, corre a asistirme y llama al doctor G. E. que es el encargado de la habitación y le dice que me ve mal, que respiro poco y que tengo taquicardia. Los antibióticos que me dan de manera repetitiva no parecen hacerme efecto. El doctor G. E. ordena que traigan inmediatamente una máquina de radiografía portátil pues ya no estoy en condiciones de moverme. Me toman una radiografía de tórax cerca de las 10 de la mañana. El doctor G. E. trae al doctor M. A. que es el Jefe de la Unidad de Tratamiento Intensivo, y juntos ven la radiografía reciente. Diagnóstico: “Neumonia grave e insuficiencia respiratoria aguda”. Me dicen que tengo un pulmón colapsado y en mi interior pienso que están equivocados pues cuando el Padre Pío apoyó su mano en mi espalda la sensación de aire tibio abarcó todo mi tórax, ambos pulmones y las burbujas de aire caliente que me toqué iban de hombro a hombro.El doctor M. A. me examina y me encuentra muy mal. Comenta al grupo de médicos que ha llegado junto a mi cama que esta neumonia es rarísima y que es la más grande y completa que se pueda tener y acercándose a mí me dice con suavidad algo así: “Mira, te vamos a trasladar a la UTI, estás respirando al mínimo, así es que tendremos que darte respiración mecánica mediante un tubo que pondremos en tu boca, pero no vas a sufrir nada, porque te vamos a sedar. Confía en nosotros, estaremos siempre a tu lado, allí estarás conectada a un monitor que automáticamente te suministrará todo lo que necesites. Tendrás la mejor atención, no tengas miedo”. Enseguida dieron aviso a mi marido de la decisión tomada.Yo estaba tranquila, si el Padre Pío ya me había dicho que iba a sufrir un poco, que esto sería momentáneo y que nunca más lo iba a tener ¿para que tenía que preocuparme? Dios está por encima de todo. En el fondo no me sentía tan mal como los médicos decían que estaba. Las enfermeras estaban preocupadas porque no se desocupaba ninguna cama en la UTI y junto a mis compañeras de sala estaban atentas a todos mis movimientos. Me habían subido el nivel de oxígeno mientras esperaba el cupo en la UTI, que sólo se hizo posible a eso de las cuatro de la tarde donde me llevaron más que volando. Un rato antes guardaron todas las cosas que yo no necesitaría en la UTI para dejar sólo los útiles de aseo. Rogué que me dejaran llevar el libro del Padre Pío, a lo que accedieron creo que por lástima.Al llegar a la UTI, me conectaron rápidamente al monitor y me inyectaron todo lo necesario y me tomaron nuevos exámenes de sangre. Ahora estaba bajo el cuidado del doctor G. R. Otro médico descubrió que el germen que me había atacado no era “neumococo”, como se pensaba al principio, sino que era otro germen de la colonia llamado “micoplasma”. Lo sucedido es que todo el comportamiento de mi cuadro correspondía a “neumococo” y era la primera vez que veían que “micoplasma” se comportaba así, lo que para ellos era toda una revelación. Con esto piensan que podrán darme el tratamiento médico adecuado.El doctor M. A. observó nuevamente la radiografía donde salía el pulmón afectado. Hice señas al doctor G. R. y le dije: “Son los dos pulmones”. Seriamente sorprendido me pregunta:“¿Cómo lo sabe?”. Cómo no podía explicarle lo del Padre Pío no hallé nada mejor que responderle: “intuición femenina”... lo que ahora me causa un poco de risa por lo disparatado que debe haberle parecido. Ni todos los médicos auscultándome podían saberlo, eso sólo aparece en las radiografías.En la tarde vino Roberto, lo vi realmente angustiado. Llorando me pedía que no lo dejara. Con lo poco que tenía de voz traté de calmarlo pues el Padre Pío me había dicho que esto sería breve, pero mi marido pensaba que el Padre había venido para llevarme con él. No pude convencerlo, finalmente salió muy triste de la corta visita.El día martes 25 el doctor G. E. viene a visitarme, se notaba inquieto. Los medicamentos no parecen resultar tan efectivos. Cerca de las dos de la tarde el doctor M. A. ordena tomar una nueva radiografía de tórax. Con la placa en mano comenta a otro grupo de médicos que esta neumonia es tan grande y grave que es como para traer a toda la Facultad de Medicina a conocer una neumonia de verdad, que es rarísimo encontrar un caso así y explica a todos y a mí, que tengo clavados los ojos en él, que generalmente esta enfermedad trae uno o dos cuadros asociados pero que yo los tengo todos y en el grado máximo y me dice muy serio con la mano en su barbilla: “¡Como viniste a tomarte una neumonia así! esto está recién empezando. Vas a estar por lo menos cuatro semanas acá en la UTI” y adiviné por su mirada y sus gestos que estaba muy preocupado, tal vez temiendo un desenlace fatal.Pero insisto en que estaba totalmente tranquila... me sentía dulcemente acompañada por la promesa del Padre Pío, además estaba el libro que no soltaba nunca y en cuya portada aparece su rostro tal como lo vi en la madrugada del domingo. Debo admitir que ese día fue cuando me sentí más mal. Esa noche me pusieron un termonebulizador, que es una mascarilla de oxígeno y otras cosas que funciona a toda presión. Como dato anecdótico debo contar que ese día se cumplía un aniversario más de la fecha en que nació el Padre Pío: 25 de mayo de 1887. Ahora pienso que él deseaba como regalo de cumpleaños que ofreciera mi enfermedad a nuestro Padre Dios.A las 9 de la mañana del miércoles 26 ordenaron una nueva radiografía de tórax. El doctor M.A. la vio en la pantalla de radiografías que estaba cerca de mi cama junto a un equipo médico, entre los que se hallaba el doctor G. R. La radiografía evidenciaba que, efectivamente, estaban colapsados ambos pulmones por lo que el doctor G. R. me miró asombrado porque yo ya se lo había dicho, que no era uno, sino los dos pulmones afectados. Observo que se sienta en un rincón de la sala y que me mira por un momento muy extrañado. A mediodía ya estaba respondiendo mejor al tratamiento médico. Con la ayuda de un kinesiólogo ya pude sentarme en un sillón para hacer ejercicios un poco más complicados, pero siempre con mascarilla de oxígeno y con mucha ayuda, pues mis piernas aún estaban débiles y los movimientos de mi cuerpo seguían torpes.En la tarde Roberto me cuenta que han llamado varias personas preocupadas por mí, que han venido hasta la UTI, que no las han dejado entrar y que toda la Comunidad del Aire del ¡Duc in Altum! está enterada de mi enfermedad, y que todos están orando al Padre Pío por mí. Que Leonardo Caro, el otro conductor de ¡Duc in Altum! lo ha llamado varias veces y que tiene a toda su Comunidad del Camino Neocatecumenal orando y que ha pedido misas por mi recuperación. Además me tienen incluida en el Rezo del Rosario de Radio María. Desde el día que llegué a la UTI observé una gran rotación de kinesiólogos que vinieron a visitarme. Deben haber sido unos diez. De los que me atendieron hubo una, Oriana Molina, con la cual parecía que los ejercicios para mis pulmones resultaban mejor y no quedaba tan fatigada después de hacerlos. Siempre estuve consciente y tranquila, tratando de ser lo más colaboradora posible. Siempre hablaba con los kinesiólogos, con las auxiliares y dormía bastante poco, lo que extrañaba mucho a los médicos y a las enfermeras, pues al parecer esperaban que estuviera inconsciente. Me daba cuenta que les parecía raro un comportamiento tan sereno y confiado. Debo admitir que amé esta enfermedad. Por si fuera poco la madrugada del jueves 27 me vino un ataque de risa con mascarilla, suero, pinchazos y todo, pues a mi derecha había llegado una abuelita de 92 años, que hacía correr mucho a los médicos y a las enfermeras pidiendo que le trajeran los papeles, que se les iban a perder. Todos corrían tomando cualquier papel, corcheteándolo delante de sus ojos para dejarla tranquila, lo que me causaba mucha gracia. Los médicos de turno se tomaban la cabeza mirándome y se decían: “¡Y se está riendo todavía!” Parece que se esperaba que como estaba oxigenando poco, yo debía estar medio muerta o algo así.La mañana de ese jueves 27 vino a examinarme el experto broncopulmonar de la UTI, el doctor F. S., que se sorprende de mi mejoría y me dice que en unas horas más volverá a visitarme y que si me encuentra un poco mejor me enviará a la Unidad de Cuidados Intermedios, pues todavía no estoy en condiciones de irme al quinto piso, desde donde llegué, pues aún necesito cuidados especiales.El doctor G. R. se siente muy orgulloso de ser él quien en la UTI está a cargo de mi caso y la evolución de mi tratamiento. Como le tomé cariño por su humildad y su afectuosa dedicación decido contarle algo de lo sucedido. Le digo, a modo de secreto y en forma breve, indicándole el libro: “Es el Padre Pío, le ofrecí mi enfermedad y él junto a ustedes ha colaborado en esta recuperación”. Me mira muy sorprendido por lo que escucha y pienso que me cree por lo insólito de la rapidez con que evoluciono. A mediodía vuelve a visitarme el doctor F. S. que me examina y dice: “¡Pero es que no puede ser! ¡Tú estás para que te envíe al quinto piso! Ya no es necesario que vayas a cuidados intermedios”. Todos están contentos y asombrados. De inmediato hacen las gestiones para devolverme al quinto piso. Esta vez llego a la cama 5043, cuya sala queda cerca de la cual donde fui visitada por el Padre Pío. A esta alturas recibo con mucho agrado y plenitud todos los designios de Dios... El Padre Pío ha cumplido, la enfermedad fue momentánea y sufrí muy poco.Esa tarde recibo la visita de la kinesióloga Oriana Molina y le cuento lo sucedido con el Padre Pío. Ella sonríe y me dice que también es devota de él y compruebo que en su presencia desde la UTI, todos los ejercicios me resultan más fáciles y menos extenuantes que con los demás kinesiólogos. Cuando camino por los pasillos aferrada a ella, que lleva mi tubo de oxígeno, mis débiles piernas pueden pisar mejor. Me emociono mucho por el gran regalo que me ha hecho el Padre: esta kinesióloga de la cual me he hecho muy amiga y de la cual aprendo mucho con su propio y admirable testimonio de fe. Es una bendición haberla conocido. Su afecto y preocupación para conmigo me asombra. Ella concurrió a la UTI a verme porque un colega le dijo: “Hay una chica en la UTI que está gravísima, está muy mal y pensamos que ya no la vamos a poder sacar adelante. Te suplico que me ayudes”. Oriana solicitó mi ficha médica y conmovida fue a ayudarme...La mañana del viernes 28 de mayo desde muy temprano me sorprende la visita de médicos y enfermeras que me examinan y observan admirados. Recibí la alegre visita del doctor G. R. que muy ansioso me dice “¿Le puedo pedir algo? Si alguien le pregunta quien estuvo a cargo de usted en la UTI, por favor dígale que fui yo”. Después entra el doctor G. E. con varios médicos, entre ellos uno a mi parecer docente en la Escuela de Medicina en la UC, y le dice señalándome como trofeo mientras estoy sentada recibiendo el nebulizador: “Ella ha tenido una recuperación asombrosa, que yo no me la explico”. Enseguida le explica mi diagnóstico y le cuenta como admirablemente he permanecido en la UTI sólo tres días, hecho totalmente insólito dada la gravedad de mi condición. Así, esa mañana, escucho sólo comentarios de este tipo.A mediodía pido ayuda a una enfermera para llegar al baño de la sala porque deseo ducharme. Le ruego que me deje sola, que conectada al tubo de oxígeno y sentada en un piso bajo la ducha podré hacerlo sin problema. La enfermera asiente sólo bajo la promesa que tocaré el timbre de emergencia si me pasa algo. Dentro del baño y siempre conectada al tubo me siento y abro la llave de la ducha. Es cuando comienzo a llorar como una Magdalena, pues recién dimensiono la gravedad de la enfermedad que yo sentía sólo como un resfriado muy fuerte y doy gracias infinitas a Dios por todo lo que me regala y me quita a diario y al Padre Pío por haberme hecho promesas tan dulces sin haberlas pedido. Comprendí que Dios había aceptado mi enfermedad por la Iglesia, las vocaciones sacerdotales y religiosas, por el arrepentimiento de los sacerdotes que se han portado mal, por las conversiones de muchas personas y por el trabajo de evangelización al que estamos abocados con Oscar Silva. Doy gracias porque ante mi completa confianza, el Padre Pío amorosamente me había vaticinado que sufriría un poco, que sería momentáneo y que nunca más volvería a tener esta enfermedad y por si fuera poco me revelaría detalles de mi trabajo con Oscar. Yo, punto indigno, había llegado al corazón de nuestro Padre Dios. Entonces recuerdo con mucha emoción que el Padre Pío decía que lo apenaba que todos le pidieran que les quitara la cruz de encima: una enfermedad, una cesantía, un problema, etc. y que nadie le solicitase que le enseñara a llevar esa cruz y comprendo que si él me miraba tan radiante de felicidad, era no sólo porque no le había pedido que me quitara la cruz, sino que le había pedido que me la hiciera aún más pesada, a causa de toda la Iglesia, lo mismo que él había pedido a Cristo...En la tarde me fue a visitar el doctor F. S. que me dice textualmente: “Llama la atención la intensidad de tu neumonia... Si te digo que estuviste grave ¿tú sabes a lo que yo llamo grave?”. Me examina y sorprendido me dice que estoy mejor. Le digo, siempre con mascarilla: “Es que yo tengo un secretito” y me dice: “a ver, cuéntame” y le relato en forma breve lo sucedido. A lo que me responde: “Te creo absolutamente todo”. Entonces le hablo que el Padre Pío decía que la ciencia y la fe son hermanas, que si él me vino a enfermar, él también iba a disponer los médicos y la tecnología necesaria para sanarme, a lo que el doctor me contesta: “Eso es algo que nunca te voy a discutir, porque sé que es así”. Antes de irse me pide que una vez fuera del hospital me controle sólo con él.Desde la visita del Padre Pío, recibí muchos regalitos de él que me alegraban el alma, pero que no quiero detallar, por lo extenso que ya resulta este testimonio. También me enviaron regalitos el Padre Hurtado y Mario Hiriart, a los que también fui encomendada. Nunca me faltó el sacerdote, la religiosa o ministra de comunión que diariamente me proporcionaba oraciones, la lectura del Evangelio y el Cuerpo de Cristo. Todos ellos supieron de este milagro y todos se emocionaron hasta las lágrimas. El primer sacerdote al que conté este hecho estaba tan conmovido con mi pedido que me dijo algo así: “Nosotros, la mayoría de los sacerdotes, nos esforzamos tanto por todas las personas, las asistimos, rezamos por ellas pero nadie ora por nosotros, sólo nos critican. ¡Le agradezco tanto que haya pedido al Padre Pío por nosotros! El es el modelo de sacerdote al que aspiramos y ahora tengo la certeza que gracias a lo que usted ofreció y a la visita del Padre Pío que él está intercediendo por nosotros, los sacerdotes”.En la mañana del sábado 29 se aprecia el avance de mi recuperación. Puedo alimentarme mejor y han ido subiendo la cantidad de agua para beber. Dado el colapso que sufrieron mis pulmones es peligroso que me descongestione fuertemente. A mediodía caminamos con Oriana por los pasillos, esta vez sin oxígeno, lo que era toda una osadía, ya que mi saturación, o grado de oxigenación de mi cuerpo, marcaba 90, el límite. El doctor G. E. me vio caminar apoyada en Oriana, sin oxígeno, y casi se le salieron los ojos. Preocupado y asombrado exclamó “¿Y sin oxígeno?” y no me quitó la vista de encima mientras estuve en el pasillo. A la vuelta no estaba oxigenando tanto más del límite, pero sin embargo no me había cansado, lo que ya era harto. El médico, en una visita posterior ese día me dice, de seguir así, me dará de alta el lunes.A mediodía llega a la habitación una nueva paciente. Me entero que es religiosa y que se llama María Felicia Lucero Orellana. Le dicen “Hermana Lucero”. Trabaja en la Parroquia San Pedro de Las Condes, donde coincidentemente Oscar es catequista. Ella tiene cáncer y ha sido intervenida más de 30 veces. Me parece un alma heroica de Dios y me pregunto ¿Cómo puede resistir tanto? Me decido a hablar con ella y le digo que conozco a Oscar Silva, lo que la pone muy contenta y desde allí nuestra conversación fluye en forma muy natural. Para animarla le comento la visita del Padre Pío, que ella cuenta a su familia, sus tres hermanas, cuando vienen a visitarla. Al despedirse ellas se acercan a saludarme y a pedirme que ruegue al Padre Pío por la recuperación de su hermana. Me enternece como sin conocerme no dudan nunca de mi relato. Se palpa que tienen una fe inmensa en Dios y por eso las recuerdo con mucho respeto.Por la tarde Oriana me lleva a conocer el lugar donde falleció el Padre Alberto Hurtado. La habitación ya no existe, pues el sector fue remodelado hace años y nadie tuvo la visión de que este gran sacerdote chileno sería llevado a los altares. Para consuelo, o desagravio, pusieron en la pared del lugar un gran retrato del Padre. Oré con mucho cariño ante él, pues me ha acompañado en varias situaciones y en esta también.El domingo 30 ya puedo caminar mejor y me ejercito en la habitación. Ese día recibí la visita de mi marido, mi mamá y mis dos hijitos. Mi madre estaba emocionadísima con el relato.El lunes 31, mando a decir a Roberto que me traiga la máquina fotográfica, pues en algún minuto deseo retratar la cama donde fui visitada por el Padre y me gustaría tomar el espacio exacto donde él estuvo de pie a mi lado. Me imagino que talvez tendré que pedir a alguien que lo haga por mí, aunque en realidad preferiría hacerlo yo misma pues ¿quién retrataría con más cariño aquel espacio santo? A mediodía, luego de otra caminata, el doctor G. E. ordena otro test de saturación. Marca 89, así es que no me da el alta. Pienso que es razonable esperar un poco, además estoy convencida que Dios lo quiere así porque algo me depara... no tengo dudas, soy un barquito de papel en el océano que sólo debe confiar en nuestro Padre... Si hago un recuento de mi vida, veo que Dios ha hecho mi historia maravillosamente, así es que confío plenamente. Pienso que a lo mejor el Padre Pío me ha otorgado un día más en el hospital para tomar la fotografía que tanto deseo... Mi amado Padre Pío parece escuchar hasta mis caprichos...Esa tarde salgo a caminar con otro kinesiólogo y lo hago sin oxígeno. De regreso a mi sala observo que las enfermeras están sacando mis cosas y mi cama. Me explican que una paciente de la sala ha dado positivo el test de influenza, por lo que deben trasladar al resto y aislar la habitación. Veo sorprendida que me llevan a la misma sala donde me visitó el Padre Pío días atrás y me ubican frente y en diagonal a la cama 5022. Con culpable alegría sospecho que podré tomar la fotografía en la misma posición que había deseado. Eso sí, debo hacerlo de manera respetuosa para no tomar la imagen con la paciente sobre la cama. Esa noche, la joven de la cama 5022 va al baño y allí aprovecho de tomar un par de fotografías de la cama que parece estar igual que cuando recibí la visita del Padre Pío, a quien agradezco de corazón el permitirme este capricho.Fui dada de alta el martes 1 de junio. Ya en mi casa, relato a Oscar y a Pía, su señora, todo lo ocurrido. Oscar me explica que el Padre Pío me visitó para enfermarme de gravedad, para llevarme a la cruz de Cristo cuando impuso sus manos en mi cuerpo y pienso que puede ser cierto lo que dice.El viernes 4 de junio fui a controlarme con el doctor F. S. Se extrañó de verme tan pronto y con tan buen semblante, Después de examinarme me dice que me encuentra tan bien que ya no necesitaré de un control semanal. Ahora espera verme dentro de tres semanas, con unos nuevos exámenes y una última radiografía. Me comenta, entre otras cosas, que le sorprende mi enfermedad, pues según comenta: “nadie llega a la UTI por una neumonía. Nosotros, los médicos broncopulmonares, tratamos las neumonias en forma ambulatoria”. Me dice que además le parece extraño que una mujer sana, joven y sin antecedentes pulmonares se haya enfermado así, y es extraño también que me haya recuperado tan rápidamente.Ahora sé que mis radiografías son muy valiosas, pues son la garantía de que durante mi estadía en el Hospital Clínico de la Universidad Católica, un hecho maravilloso ha ocurrido. Días después del alta, con toda la angustia vivida, mi marido se enfermó y tuvimos que llamar a la casa a un médico broncopulmonar. Vino el doctor Ramón Viñals. Le contamos de mi neumonia grave y que en tres días había salido de la UTI a la sala general. Escéptico me pidió las radiografías para verlas a contraluz en el ventanal del living, y consternado me dijo: “¿Y usted pasó por todo esto y ahora está aquí viva al lado mío? ¡Pero esto se ve clarísimo en las radiografías! ¡Es demasiado grande!... nunca había visto algo así, por favor cuénteme...” Eso hice, le conté a grandes rasgos que soy devota del Padre Pío, que le ofrecí mi enfermedad, que vino a visitarme, que me agravé y que me recuperé rápidamente. Muy emocionado me dijo: “Usted debe seguir siendo devota del Padre Pío, usted si es escuchada por él. Por favor pídale por todas las cosas malas que están pasando en el mundo, se necesita mucho” y salió de la casa muy pensativo y descolocado.Posteriormente me he enterado que en mi ficha médica, que aún está en el Hospital Clínico, aparecen varios signos de interrogación que pueden deberse a que ciertos detalles no tienen explicación. Pero yo si la tengo. Mi teoría a estas alturas, muy personal, es la siguiente: El Padre Pío debe haberle dicho a Dios la noche de ese sábado 22 de mayo que ha recibido, como siempre, muchos pedidos pero que hay alguien acá abajo que ha ofrecido su enfermedad por la Iglesia, por los sacerdotes, las vocaciones religiosas y por las conversiones. Dios debe haberle preguntado que tan grave era la enfermedad y el Padre Pío posiblemente le haya contestado: “no es mucho, pero si la agravamos un poco nos puede servir. Si la visito y si yo mismo se lo digo ella estará feliz de colaborar...”El 9 de julio, el doctor F. S. me ha examinado y ha visto el informe y la última radiografía tomada hace dos días. La enfermedad ha desaparecido por completo y mis pulmones están absolutamente sanos, sin indicio alguno de la neumonia. Como había llevado todas las radiografías le pedí que me explicara aquella donde evidenciaba la gravedad de la enfermedad. El doctor la puso en la pantalla de luz, junto a la más reciente y me dijo muy asombrado: “¡Nadie podría creer que pertenecen a la misma persona!”. Después de explicarme en forma muy simple las diferencias entre ellas me las pidió prestadas para copiarlas, pues desea mostrarlas a sus alumnos en la Universidad.Ese día me encontré con el sacerdote Ignacio Campos quien asistía a los pacientes en la Unidad de Tratamiento Intensivo del Hospital. Le pregunté por un joven que había ingresado veinte días antes que yo, con el que nos habíamos saludado sólo una vez con gestos desde nuestras camas, pues la mayor parte del tiempo lo había visto inconciente y conectado al respirador mecánico. Me contó que había fallecido cuando ya me habían dado de alta. Sus órganos vitales se fueron deteriorando, producto del colapso que sufrió en un pulmón y que no logró superar. Esto me consternó mucho pues yo había sobrevivido pese a tener ambos pulmones colapsados. Lo curioso fue que nunca me conectaron al respirador artificial. Es posible que pensaran que yo no podría recuperarme. Sin embargo, el sacerdote recordaba que yo había salido rápidamente de la UTI y me preguntó que había pasado conmigo. Cuando le conté lo sucedido estaba tan contento e impactado que me pidió que le entregara por escrito mi testimonio.
Hace unas noches, leyendo una biografía del Padre, he encontrado la explicación de todo esto: siendo muy joven al Padre Pío le sobrevino un resfriado tan fuerte que afectó primero su pulmón izquierdo y luego terminó dañando en forma seria ambos pulmones, exactamente lo que a mí me ocurrió, y pienso que ha sido él mismo quién me trajo su propia enfermedad para compartirla conmigo, para que juntos pudiéramos ofrecerla a Dios. He hallado la descripción que hizo en su diario acerca de su enfermedad y leí con sorpresa como lo descrito es idéntico a lo que yo padecí, con los mismos síntomas y dolores que sufrí desde el comienzo hasta el final, sólo que en mi caso duró algunas semanas y me recuperé completamente. En esos años, cerca de 1910, no existía la tecnología adecuada para diagnosticar la enfermedad que sufriría el Padre toda la vida, pero en mi interior sé que fue una neumonia grave como la mía. Yo lo sé y el Padre Pío también. Pero si me trajo su propia enfermedad también me percato lo distraído o bromista que es: poco más de un mes después de salir del Hospital, me llegó la cuenta de los gastos ocasionados en mi estadía y con mucha risa comprendo que la cuenta ¡era del Padre Pío y que él se había ido sin pagar!... Parece que este es el sufrimiento que entonces se me había prometido, pero confío alegre y plenamente en que Dios proveerá...Con esta maravillosa visita del Padre Pío, que yo llamo el ANTI MILAGRO, compruebo que Dios se complace más cuando ofrecemos que cuando pedimos y que en verdad nos regala todo lo que necesitamos, aunque a veces no lo percibamos así y que el Padre Pío, en un signo de humildad extrema, ha querido hacer de mí un instrumento de su inagotable labor.En estos tiempos, en que la Iglesia, representada por el Papa Juan Pablo II, no es escuchada con atención y cuando los sacerdotes están siendo muy cuestionados, especialmente por las graves faltas que han cometido algunos de ellos, he comprendido que el Padre Pío ha venido a mi encuentro para traerles un trascendente y bellísimo mensaje. El, fiel a Jesús y a la Iglesia, siempre ha sufrido por los sacerdotes. Cuando estaba acá en la tierra oraba y suplicaba a Dios para que no los castigara, ofreciéndose víctima por todos ellos y por toda la humanidad. Y Dios, conociendo la sinceridad de sus ruegos, con el corazón afligido permitió que el demonio lo azotase.Hoy que el Padre Pío está a las puertas del cielo, esperando entrar hasta que lo haga el último de sus hijos espirituales, tal como nos ha prometido con tanta dulzura, tengo la certeza absoluta de que desde allí, se ha fijado en mi pequeñez y ha puesto en mi alma el anhelo y la osadía de ofrecer el sufrimiento de la enfermedad que padecí, su propia enfermedad, imponiendo sus manos en mi cuerpo para injertarlo en la cruz de Cristo y para agravarme hasta tal punto de casi perder esta vida terrenal, no sin antes manifestarme su profunda ternura depositando para siempre en mí el gran Amor de Dios y la plena confianza en sus designios.El Padre Pío necesita llegar al corazón de todos los sacerdotes para que no dejen de anunciar la Vida Eterna, porque Cristo sí resucitó y está vivo, para que no duden en perseverar en su vocación, para que no decaigan ni equivoquen el camino, para que no se sientan solos, abandonados y desprotegidos, porque él, desde la entrada del cielo, sigue velando e intercediendo por cada uno de ellos, y quiere decirles que la pureza en el celibato si es posible, porque él la amó y la vivió y siendo hombre como todos pudo vencer las tentaciones. Si es posible vivir en obediencia, pobreza y castidad.La gran obra de este humilde fraile, pero gran sacerdote, fue crear los Grupos de Oración, a los que invitó a participar a todos sus hijos espirituales, encargándoles encarecidamente la misión de orar con insistencia por la Iglesia y por quienes la conforman, en particular por nuestros sacerdotes, intenciones que sin saberlo, porque me he enterado sólo hace unos días, son las mismas por las que pedí cuando recé su novena en el hospital. Sin duda fue el propio Padre Pío quien me inspiró a hacerlo, y quien me inspira ahora a pedir que lo acompañemos suplicando a Dios Padre por las mismas intenciones.Este inesperado hecho lo he relatado a algunos sacerdotes, religiosas, diáconos, catequistas y ministros de comunión, y todos se han emocionado hasta las lágrimas. Llenos de alegría han dado alabanzas a Dios y me han dicho que lo sucedido más que un milagro ha sido un mensaje trascendental.Días atrás, una de las doctoras que me examinó en el hospital, ha escrito para contarme que leyó el relato y que se ha emocionado mucho porque ella sabe lo grave que estuve, que vio las radiografías y el informe interno y que da testimonio de mi milagrosa recuperación. Me sorprendió que me pidiera rezar al Padre Pío para que interceda por su papá que está muy enfermo. He visto como ella que trabaja para la Medicina, una disciplina que en general es tan reticente de los favores de Dios, acepta humildemente que sólo EL es TODOPODEROSO... Me ha dicho que gracias a lo que me sucedió ha recobrado la fe en su Iglesia, mi Iglesia.Un fraile capuchino me ha dicho que es bueno divulgar lo sucedido entre quienes no traten de pisotear nuestra fe, pues con todo lo que se ha criticado a la Iglesia, se necesita conocer estos testimonios. Me ha dicho que él ve en esto la naturalidad con que lo trascendente se manifiesta en lo cotidiano y que esta gracia es un regalo que Dios me ha hecho para que lo viva y disfrute como prueba del inmenso Amor que nos tiene...

NOTA: Los nombres de los médicos se han reemplazado por sus iniciales, pues aún no se les ha pedido su autorización para que aparezcan en este testimonio.

María Susana

 

Hola mi nombre es Juan Ramon estoy vivendo en California – Estados Unidos por medio de mi madre que vive en Nicaragua he recivido la Novena a San Pio y el me ha obrado el milagro de conseguir un nuevo trabajo en este pais de inmigrantes.

JUAN RAMON

2006

 

Mi nombre es Patricia, hace unos meses estando en Italia llego a mis manos un folleto de un viaje en peregrinacion al Padre Pio y a pesar de ser catolica no sabia de el, a mi regreso a España y unos meses despues me puse a buscar en internet sobre Santa Rita, no se como en esa busqueda me encontre leyendo los milagros del Padre Pio y asi tambien su historia, el caso es que se lo comento a mi esposo, quien desde hace algunos años a causa de un accidente de coche perdio un ojo, y su otro ojo bueno hace tiempo le esta dando problemas en especial picores y el se frota y esto le produce paspaduras y muchas molestias en su ojo bueno, hoy me dijo y les pondre textuales palabras de el: Le envie a mi angel al Padre Pio para que mejorara mi ojo y le dije que volviera pronto que no se quedara porque lo necesitaba, y al rato noto que su ojo estaba normal como hace años no lo estaba. Esta noche vuelvo a esta pagina del Padre Pio a ofrecer este testimonio, que quizas algunos juzguen de pequeño pero para nosotros es algo muy importante. Gracias Padre Pio por calmar la dolencia de mi esposo.

2006                                                                                                                  Patricia -  España.

E-m@il

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